Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni
Jared Diamond
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Recensione
Perché voi bianchi avete tutto questo “cargo” e lo portate qui in Nuova Guinea e noi neri invece così poco?
Armi, acciaio e malattie
Da questa semplice domanda – posta da un politico locale all’autore del libro – si innesca il racconto che ci porterà a capire come eventi lontanissimi abbiano portato ad uno sviluppo ineguale delle società, che ancora oggi ne scontano la differenze.
Tutto ebbe inizio 70.000 anni fa, quando gli uomini anatomicamente moderni si diffusero in tutti i continenti. In questa espansione, gli uomini sterminarono tutte le grandi specie di mammiferi della preistoria, come il mammut in Eurasia e nelle Americhe, i marsupiali giganti in Nuova Guinea e in Australia, oltre agli elefanti, cavalli, cammelli e bradipi giganti in America.
Queste estinzioni di massa produssero un risultato irreversibile: da interi continenti scomparvero praticamente tutte le specie di mammiferi che si sarebbero potute domesticare e allevare nel neolitico, privando così le popolazioni di quei continenti dei frutti dell’allevamento, quali carne, latte, fertilizzanti, vestiti e forza motrice, trainando gli aratri e sospingendo le macine dei mulini. (Saranno inoltre gli unici mezzi di trasporto terrestri fino all’invenzione del treno).
Il neolitico vide anche il sorgere dell’altra grande rivoluzione: la nascita dell’agricoltura. Rivoluzione fortemente facilitata nel continente Eurasiatico (particolarmente nell’area mediterranea) grazie alla presenza fortuita della maggioranza di specie domesticabili, tra cui tre delle “migliori” al mondo: grano, orzo e farro. Tre semplici vantaggi hanno dato un forte vantaggio iniziale alla regione del mondo Eurasiatica: è stata la terra d’origine della stragrande maggioranza di piante coltivabili e degli animali che si prestano ad essere allevati; la produzione di cibo vi ha quindi avuto inizio con buon anticipo; è distribuita su una fascia di uguale latitudine, per cui gli agricoltori hanno potuto diffondersi capillarmente, portando con sé piante e animali già adatti a quel clima, e insieme a essi ogni loro invenzione.
Come sappiamo, lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento saranno necessari per lo sviluppo di società sedentarie, densamente popolate e divise in classi, permettendo quindi la creazione di elitè slegate dalla produzione strettamente materiale, così da concentrarsi in altre attività come il commercio, la guerra o la speculazione intellettuale. Queste nuove organizzazioni sociali, ad alta densità abitativa e a stretto contatto con gli animali saranno infine l’habitat perfetto per l’evoluzione e il trasferimento di malattie dagli animali all’uomo. Malattie che si riveleranno l’arma segreta che spianerà la strada alla conquista e alla sottomissione dei popoli degli altri continenti.
Questa in estrema sintesi l’argomentazione del libro che, nonostante presenti il fattore geografico come elemento dominante, lascia spazio all’analisi dello sviluppo ineguale sotto molteplici punti di vista che toccano svariate discipline; corroborando altresì – pur essendo Diamond fondamentalmente un liberale – le intuizioni di Engels secondo cui il differente ritmo di sviluppo delle zone del mondo si confà con le “naturali differenze dei due grandi continenti” e il fatto che sul vecchio mondo si trovassero appunto la quasi totalità degli animali domesticabili e delle specie coltivabili.
Se nell’analisi delle società pre-classiste le diversità geografiche ed ecologiche appaiono come i fattori determinanti per lo sviluppo, queste diversità, su cui nel libro tanto si insistite, oggi nel mondo moderno non hanno più lo stesso peso. Ma il presente è dettato anche dal passato. Per questo il Giappone – a differenza ad esempio di un qualunque altro paese sud-americano – fu abile a sfruttare una tecnologia importata come il transistor: perché i suoi abitanti avevano alla spalle una lunga storia di alfabetizzazione, tecnologia e governo centralizzato.
Come è possibile intuire, un lavoro di questo tipo risulta fondamentale per una interpretazione dello sviluppo storico scevra da teorie e strascichi razzisti. Infatti, secondo le parole dell’autore: “Nonostante la maggioranza della popolazione ripudi teorie razziste (quantomeno biologiche) nel profondo è ancora radicata come giustificazione alla differenza di “cargo” proprio il fattore razziale, questo perché fino a quando non ci sarà una teoria convincente, dettagliata e di largo consenso circa il corso generale della storia, la maggioranza di noi continuerà a pensare che la spiegazione razzistica, dopo tutto, deve essere quella giusta”.
L’autore
Jared Diamond è un biologo, fisiologo, ornitologo antropologo, geografo statunitense. Docente all’Università della California, è membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana. Ha ricevuto il Premio Pulitzer per la saggistica nel 1998 per “Armi, acciaio e malattie”
Armi, acciaio e malattie
Autore: Jared Diamond
Edizione: Einaudi Editore (2014)
Formato: Copertina flessibile, brossura
Pagine: 400
Prezzo: 14€
Indice
Parte prima: Dall’Eden a Cajamarca
I Sulla linea di partenza
II Un esperimento naturale di evoluzione storica
III Lo scontro di Cajamarca
Parte seconda: Come l’agricoltura fu scoperta e perché ebbe successo
IV Potere contadino
V A chi tutto e a chi niente
VI Coltivare o non coltivare ?
VII Come costruire una mandorla
VIII. Mele o indiani ?
IX. Le zebre e il principio di Anna Karenina
X. Grandi spazi e grandi assi
Parte terza: Dal cibo alle armi, all’acciaio e alle malattie
XX. Il dono fatale del bestiame
XII. Alfabeti e modelli
XIII. La madre della necessità
XIV. Dall’uguaglianza alla cleptocrazia
Parte quarta: Il giro del mondo in cinque capitoli
XV. Il popolo di Yali
XVI. Come la Cina divenne cinese
XVII. In Polinesia col vento in poppa
XVIII. Scontro di emisferi
XIX. Come l’Africa divenne nera
Epilogo: Il futuro della storia come scienza
Chi sono i giapponesi ?
Postfazione (2003)