Anna Louise Strong
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Quarta di copertina
L’era di Stalin è un invito ai lettori, soprattutto ai più giovani, a riflettere, ad impegnarci insieme in un lavoro collettivo di ricerca per riappropriarci di una storia che ci appartiene, per ricostruire una memoria che ci è stata sottratta o rimandata attraverso specchi deformati.
Recensione
Agli occhi di un lettore contemporaneo il libro qui proposto si pone come un primo e nobilissimo – nonché parziale – tentativo di bilancio di fronte alle accuse che il revisionismo costruì su Stalin. Uscito infatti all’indomani del XX Congresso del PCUS, si tratta di una rielaborazione degli articoli che l’autrice pubblicò nel corso del suo lunghissimo soggiorno nel paese dei Soviet.
Nonostante il modesto volume del libro, i grandi chiaroscuri del trentennio staliniano riemergono in tutta la loro grandezza grazie ad una appassionata e vivida testimonianza in presa diretta della realtà sovietica, dando un’immagine e una voce alla quotidianità di una popolo mobilitato alla costruzione del socialismo; una voce talvolta corale e talvolta individuale, in ogni caso non una quotidianità fatta di anonimi problemi personali bensì di grandi progetti collettivi di ampio respiro.
Alla grande intensità delle pagine dedicate alla collettivizzazione, (secondo l’autrice una rivoluzione ancor più profonda di quella del 1917, di cui era il frutto), al primo piano quinquennale, alla lotta per l’emancipazione della donna, alla ricostruzione post guerra etc, si contrappongono alcune lacune interpretative di certi fenomeni; lacune dettate probabilmente dalla difficoltà di riuscire “a caldo” in un corretto bilancio di tale epoca storica. Strong prende per veri anche alcuni aspetti del rapporto segreto di Kruschev, aspetti per lo più marginali ai quali non poté partecipare e dunque darne una corretta testimonianza.
In questo senso necessaria la puntuale introduzione al libro della compianta compagna Adriana Chiaia, che ricontestualizza le ingenuità che traspaiono da alcune analisi dell’autrice, il cui intento comunque non era quello di assolvere ma di raccontare al mondo quello che nel bene e nel male stava accadendo in URSS.
Ne consigliamo quindi la lettura soprattutto come approccio alla questione, guardando ad altre pubblicazioni per un approfondimento dei temi trattati (“Stalin. Storia e critica di una leggenda nera” di Domenico Losurdo, “Stalin. Un altro punto di vista” di Ludo Martens, “Krusciov mentì” di Grover Furr).
Al di là dei limiti sopra accennati, quello che abbiamo tra le mani rimane senza alcun dubbio un grande affresco della lotta di classe durante la costruzione del socialismo, tra sabotaggi, stupidità burocratiche, violenze dei kulak, attacchi del clero, reminiscenze patriarcali. Una preziosa testimonianza di quello strepitoso trentennio, di quell’eccezionale volontarismo che caratterizzò una generazione collettiva messa al lavoro, che trasformando il paese trasformava essa stessa.
Estratti
Durante i molti anni trascorsi nell’URSS, mai ho sentito parlare di “decisioni di Stalin”, di suoi “ordini”, ma sempre e soltanto di “ordinanze del Governo”, di “linea del Partito”, cioè di elaborazioni collettive. Parlando di Stalin, se ne elogiava semmai la “chiarezza”, la “capacità di analisi”; si diceva: “Stalin non ha una visione individualistica delle cose”…..non si salutò mai in lui “il sommo duce”, bensì il “maestro”, colui che additava la via da seguire. Ciò lo distingue dai despoti di cui pullula la storia.
L’era di Stalin
Il metodo attraverso cui la Costituzione fu adottata è altamente significativo. Per un anno la commissione sottopose a studi tutte le forme di associazione, sia statuali, sia volontarie in cui gli uomini si sono organizzati nel corso della loro storia per raggiungere degli scopi comuni. Infine, nel giugno 1936 il progetto proposto ottenne una prima approvazione provvisoria da parte del Governo, e fu presentato al popolo, stampato in 60 milioni di copie. Questo progetto fu discusso in 527 mila assemblee, cui presero parte 36 milioni di persone. Per mesi e mesi ogni giornale fu pieno di lettere dei lettori sul progetto di Costituzione; furono proposti circa 154 mila emendamenti. Molti di questi, come è ovvio, erano equivalenti fra di loro, e molti altri più adatti per un codice di leggi che per una costituzione. Quarantatre emendamenti di iniziativa popolare furono accolti nel testo definitivo della Costituzione.
L’era di Stalin
Quando lasciai la zona, chiesi a un funzionario locale che cosa dicesse Mosca di questo o quello. Egli rispose frettolosamente ma con orgoglio. «Non possiamo aspettare ciò che dice Mosca; Mosca fa i suoi piani secondo quello che facciamo noi.»
L’era di Stalin
Molti tecnici americani mi parlavano del sabotaggio che imperversava nelle industrie dove essi lavoravano. Uno di essi, ispettore in una fabbrica di automobili, fu chiamato una volta da un investigatore della G.P.U. Il poliziotto gli mostrò alcuni pezzi di
metallo, e gli chiese se sapesse che cosa erano: «Certo sono pezzi di una mitragliatrice pesante». Col suo più grande stupore, gli fu rivelato allora che i pezzi venivano fabbricati proprio nel suo reparto, durante il turno di notte. In seguito, si trovò che i responsabili erano il capo reparto e un tecnico: gli altri operai non sapevano di contribuire, col loro lavoro, a equipaggiare l’arsenale segreto di una banda di traditori.
L’era di Stalin
La politica dell’Unione era di lasciar sviluppare tutte le culture nazionali, mentre l’economia si sviluppava in direzione del socialismo. Ma 85 piccole nazionalità non avevano neppure un alfabeto, per non parlare dei libri. Il linguaggio di questi popoli fu elaborato da scienziati, e a Mosca si cominciò a stampare libri in cento lingue, finché la produzione libraria dell’Urss, alla fine del primo piano quinquennale, superò il numero dei libri stampati in Francia, Germania e Inghilterra prese insieme.
L’era di Stalin
Per l’emancipazione delle donne, il potere sovietico impiegò diverse armi: l’istruzione, la propaganda, le nuove leggi, tutto vi ebbe la sua parte. Vi furono grandi processi pubblici di uomini che avevano ucciso le loro mogli, e la nuova propaganda dava un sostegno ai giudici che comminavano la pena di morte per un atto che l’antico costume non aveva considerato delitto. Ma lo strumento più importante dell’emancipazione fu, come nella Russia vera e propria, l’industrializzazione.
L’era di Stalin
La prima donna eletta dai Soviet nel nostro villaggio si prese gli scherni di tutti gli uomini – mi raccontava una presidentessa contadina. – Ma all’elezione successiva, eleggemmo sei donne, e adesso tocca a noi di ridere». In Siberia, nel 1928, incontrai venti di queste donne presidenti di Soviet sul treno per Mosca, dove andavano a partecipare a un congresso femminile: la maggior parte di esse viaggiava in treno per la prima volta, e una sola era già stata fuori della Siberia nella sua vita. Erano state invitate a Mosca a “consigliare il Governo” sulle esigenze delle donne: i loro distretti le avevano elette, e adesso andavano.
L’era di Stalin
In tutte le parti dell’Unione Sovietica il mutamento della condizione della donna fu uno dei cambiamenti più importanti della vita sociale. La rivoluzione diede alla donna l’eguaglianza legale politica: a questa, l’industrializzazione fornì la base economica nell’eguaglianza del salario. Ma in ogni villaggio, erano ancora vive le abitudini durate per secoli, e le donne dovevano lottare contro il loro potere. Di un villaggio siberiano, per esempio, si seppe che, dopo che le fattorie collettive ebbero dato alle donne un salario indipendente, le spose “scioperarono” contro il venerando costume patriarcale di battezzare le mogli e lo spezzarono in una settimana.
L’era di Stalin
L’autrice di “L’era di Stalin”
Anna Louise Strong (1885-1970), giornalista e scrittrice americana scrisse oltre 30 libri e svariati articoli a supporto del movimento comunista. Negli anni 30′ si stabilisce a Mosca dove collabora come editorialista del Moscow News, primo giornale in lingua inglese pubblicato in URSS. Dopo un’espulsione nel 1949 con l’accusa di spionaggio si reca in Cina dove rimarrà fino alla fine dei suoi giorni.
L’era di Stalin
Autore: Anna Louise Strong
Edizione: La Città del Sole (2004)
Formato: Copertina flessibile, brossura
Pagine: 213
Prezzo: 10€
Indice
Introduzione di Adriana Chiaia
Prefazione dell’autrice
I. Socialismo in un solo paese
II. Il piano quinquennale
III. La rivoluzione nell’agricoltura
IV. Nuovi tipi umani
V. La grande follia
VI. La lotta per la pace è perduta
VII. Il patto che fermò Hitler
VIII. La guerra di tutto il popolo
IX. La seconda ricostruzione
X. Dopo Stalin